Pordenone, 9 marzo 2018
Illustrissimo Signor Capo dello Stato
Ch.mo Prof. Sergio MATTARELLA
Presidente della Repubblica Italiana,

sono un ex insegnante di Pordenone. Mi diletto di politica, e vorrei esporLe, come comune cittadino, alcune mie riflessioni sulla situazione italiana.
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L’articolo 1 della Costituzione contiene un ossimoro. Esso riconosce la sovranità del popolo ma subito afferma che questa viene da esso espressa “all’interno dei limiti della costituzione”. Perché i padri costituenti hanno teorizzato una sovranità da sottoporre a limiti ? E’ come se il cittadino italiano fosse considerato una persona affetta da psicosi: gli si dà potere ma si vuole evitare che egli si esalti per questo potere. Deve capire, il cittadino, che egli ha sovranità ma questa si iscrive all’interno di procedure istituzionali tali da impedire ad essa di risolvere sostanzialmente i suoi problemi, in primis di ordine economico.
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Si è giunti a comprendere che il rapporto tra Hegel e Marx consiste nel fatto che il vero comunismo sta in Hegel: il primo ha trattato di diritto, il secondo di economia, ma il comunismo è concetto interno, per definizione immediata, a quello di sovranità.
Nella monarchia il re esercita il suo potere su tutto il territorio dello stato, nella democrazia (un politologo ha scritto sul Corriere della Sera) i cittadini, comuni, sono come tanti “re”, e quindi il loro potere, incrociato, si esercita parimenti su tutto il territorio dello stato. Questo è suddiviso nelle tante proprietà (spaziali-immobiliari, e fatte di beni mobili). Nella monarchia si verifica la condizione della perfetta sovrapposizione tra sovranità e proprietà: tutto appartiene al re. Invece nella democrazia tra i due poteri “sulle cose” si verifica un effetto di interferenza. Il territorio è diviso nelle tante proprietà dei singoli cittadini, ma questi esercitano potere sovrano su tutto il territorio, per cui lo esercitano, ciascuno, anche sulle proprietà degli altri cittadini.
La conseguenza è il comunismo, perché il concetto di sovranità supera quello di proprietà: tutto appartiene a tutti, e solo secondariamente ciascuna parte a ciascuno.
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La monarchia ha un concetto “solido” di sovranità: essa esprime l’idea di uno stato “massimalista”, dove tutto è orientato al benessere e al godimento della sola persona del re.
Nel passaggio dalla monarchia alla democrazia il nuovo concetto di “stato minimalista” si verifica teoricamente per questi motivi: 1.) ora la sovranità, in se stessa comunista (di tutti i cittadini) diviene concetto inferiore a quello di proprietà; 2.) il territorio è diviso tra le tante proprietà ma il nuovo ceto dominante, che si è sostituito al re, e che in Marx prende il nome di borghesia, è in realtà una élite ristretta di pochi ricchi che detengono la maggior parte di queste proprietà, che insistono sul territorio dello stato; 3.) per questo motivo si deve evitare e arginare che la sovranità di tutti i cittadini su tutto il territorio dello stato investa anche queste proprietà che appartengono ai pochi ricchi; 4.) per farlo lo stato minimalista cancella l’implicazione comunista sottesa al concetto (puramente giuridico, cioè giuridico in senso puro, secondo Hegel, e non economico come vuole Marx), concetto in sé massimalista, della sovranità statale, impedendo che essa interferisca sui regimi della proprietà e sulle dinamiche del capitalismo (inteso questo come processo di accumulazione, ovvero di concentrazione, non tanto del capitale ma appunto delle proprietà, in poche mani; proprietà che insieme pure costituiscono il territorio dello stato).
Così il senso dell’articolo 1 della Costituzione è quello di riconoscere al cittadino una sovranità solo formale, teorica, ovvero politica, nel senso di limitare questo potere al solo voto elettorale con il quale il cittadino ha l’impressione di determinare la vita pubblica, come insieme delle scelte, sullo stato e sulle risorse pubbliche, che, determinando la sua vita, dovrebbero consentirgli di controllare il proprio destino, futuro e così livello di benessere. Invece, l’effetto ottenuto dai limiti posti dalla Costituzione alla sovranità è di tipo illusorio: la sovranità non modifica le proprietà. Ora, questa illusione in realtà avviene perché il cittadino si rifà, sotto il profilo psicologico, al pieno concetto giuridico di essa, ovvero proprio a quello dell’interferenza di essa sul territorio dello stato e quindi sulle proprietà, allo scopo di controllarne la destinazione.
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La conseguenza, paradossale, è che questa proiezione psicologica rende formale proprio la costituzione materiale, nel senso che la vera costituzione, espressa dal desiderio “politico” dei cittadini (chiamati al voto), consiste nel togliere quel limite, nel superare quell’ossimoro, che è stato introdotto allo scopo di annullare il significato giuridico del concetto di sovranità, ovvero l’implicazione comunista del concetto puro del diritto.
Spero che le mie considerazione Le siano gradite. Cordialmente,

gp