QUAL E’ LO SCOPO FONDAMENTALE DELLO STATO
09/03/2018

Lo stato non deve innanzitutto produrre servizi pubblici, provvedere alla sicurezza e alla difesa, e all’amministrazione della giustizia, e neppure deve fare in primo luogo le leggi. Questi sono scopi secondari. Lo stato oggi (limitatamente alla situazione odierna) deve affidare tutti i beni ai privati (ad esempio agli imprenditori) e poi controllare che il livello di vita di ogni cittadino (in tutto il mondo; non si dà definizione dello stato se non in senso universale) corrisponda alle seguenti variabili:

1.- pienezza reddituale e patrimoniale (quindi anche lavorativa) di ogni cittadino;
2.- assenza di stress di vita;
3.- appagamento affettivo (e senso della vita).

Ciò definito si comprende che, questo essendo lo scopo dello stato, non ha senso l’attuale costruzione europea.
E’ quello di Bruxelles oggi un progetto bloccato perché è stato interpretato come regolamentazione del potere delle grosse organizzazioni industriali e finanziarie sulla vita dei cittadini, colpiti da esse e della tassazione, finalizzata questa al potenziamento del sistema di controllo pubblico centrale, che ha come scopo il perseguimento e rafforzamento di tale sistema di vessazione, da parte degli apparati burocratici pubblici e privati sul ceto medio. Un progetto che toglie potere ai ministeri nazionali, i quali, sotto il controllo delle società democratiche locali, lo hanno bloccato. Hanno cioè bloccato il progetto tecnocratico di Bruxelles, della Commissione Trilaterale e di altri enti internazionali. Essi intendono neutralizzare (come già avvenuto in America, e questo è lo scopo che l’America si propone per il mondo intero) il concetto di diritto pubblico, per creare queste tre condizioni solo per le élite imprenditoriali (le grosse multinazionali), e poi per i funzionari delle amministrazioni pubbliche, che traggono mantenimento dalle tasse (imposte), con la conseguenza che rafforzare Bruxelles significa indebolire sia i ministeri nazionali, sia le decine di migliaia di amministrazioni locali.
In questo modo viene schiavizzata di nuovo la vita dei cittadini (come avviene in Cina) e la periferia perde il controllo sulle regole, normative, della propria convivenza.
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Invece, così definito lo scopo dello stato, tutto il potere pubblico si riduce a controllo, ma a un controllo della qualità di vita di tutti i cittadini, per la sua determinazione. Tutto viene affidato ai privati, ma un tale controllo evita che i lavoratori siano asserviti agli imprenditori. In questo senso, da un lato la vita sociale viene tutta messa in mano privata, dall’altro essa viene costituita come se fosse impiego pubblico. Lo stato cioè concede ai privati tutte le attività ma poi esercita sui privati il controllo sulla qualità delle relazioni industriali e sociali, tale che i soggetti privati sono costretti a rispettarsi reciprocamente (come avviene nel settore pubblico).
Allo stato non interessa fare una legge, perché scopo dello stato (come di tutte le leggi) è direttamente la felicità del cittadino. Questo concetto è diverso da quello previsto dalla Costituzione americana, dove il cittadino, in balia del turbocapitalismo, fa in realtà la felicità di poche persone, i ricchi, che sono felici se possono asservirlo al proprio potere: è questa la felicità dei prepotenti se e in quanto non viene posto limite alla loro prepotenza. La felicità di un uomo trova il limite nella felicità degli altri uomini, e lo stato da un lato promuove le condizioni della felicità attiva, dall’altro pone limite ad essa, ovvero le condizioni del rispetto sociale reciproco.
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Questa definizione dello scopo fondamentale dello stato mostra l’inadeguatezza della funzione pubblica attuale, in Italia e in Europa (Bruxelles), il motivo della paralisi della costruzione europea, il limite delle visioni tecnocratiche e privatistiche-capitalistiche. Include lo scopo delle ideologie e dei populismi attuali, indicandone il limite.

gp