LA PRESENZA DI UN DIFETTO STRUTTURALE NEI SISTEMI DEMOCRATICI.
IMPLICAZIONI SULLA FUNZIONE SPECCHIO
10/03/2018
Esiste un difetto di struttura
nei sistemi democratici, tale da rendere instabile l'intera costruzione
istituzionale (anche nel mondo, laddove ci sono le
democrazie), collegato con quella che nelle ricerche epistemiche
viene
definita la “funzione specchio” della democrazia.
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Negli anni ’80, e prima (dall'entrata in vigore della costituzione repubblicana), un
cittadino che non si recava al voto, chiamato durante le tornate elettorali
politiche e amministrative, veniva segnalato alla Prefettura.
Il cittadino non è obbligato al
voto.
Eppure la democrazia funziona
solo se i rappresentanti vengono eletti. Solo ciò rende possibile la
costituzione delle cariche pubbliche: parlamentari e parlamento, governo da
esso eletto, presidenza della repubblica, ecc..
Il cittadino quindi deve uscire
di casa e recarsi volontariamente al seggio elettorale: nessuno lo costringe. Egli lo fa solo
se è motivato a farlo.
Queste le parole di oggi (10
marzo 2018) del Cardinale Bassetti, presidente della CEI (fonte: corriere.it, ore 20:00):
“Avevo raccomandato alla gente più volte di andare a
votare perché avevo paura di un flop e avrebbe voluto dire che la gente era
disinteressata e lontana dalla politica. La gente ha votato e per questo ho
espresso la mia gioia”.
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Queste considerazioni
si uniscono a un giudizio di Mario Monti espresso alcuni anni fa
(ripreso nel
libro intervista con Federico Fubini): “Sono i tecnici i veri
politici”. A questo riguardo ci si può chiedere:
1.- tutti i cittadini
hanno diritto ad essere eletti ?
2.- ciò prescinde da
qualunque competenza tecnica e titolo di studio ?
3.- ciò prescinde
dalle qualità umane ?
(in senso psicologico e morale)
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La funzione specchio significa che il
cittadino dà il voto esprimendo la sua sovranità che è potere, in teoria “per
cambiare le cose”, e quindi delega a ciò il suo rappresentante. Ma questo non
può cambiare le cose (se il cittadino è disoccupato e vota, il giorno dopo le
elezioni non trova lavoro, cioè il voto non modifica il suo stato, e ciò
essenzialmente perché il voto politico non cambia il funzionamento dell’economia
di mercato). Ne consegue l’immobilismo, e quindi, poiché il voto consente al “sistema”
(democratico e istituzionale) di “funzionare”, esso (che doveva servire per indurre
un cambiamento) in realtà legittima il “sistema”, che rispecchia lo status quo
(funzione specchio della rappresentanza politica in democrazia).
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Questo paradigma, che
è centrale per comprendere le dinamiche della democrazia (associato all’assenza
di vincolo di mandato, previsto dall’articolo 67 della Costituzione: il politico
promette il cambiamento per farsi eleggere, ma poi promuove l’immobilismo
anche perché di fatto non può cambiare sostanzialmente il sistema), si fonda su alcuni
presupposti:
1.- esiste una
relazione tra stato e economia, tale per cui il funzionamento dello stato (di
cui è funzione il voto) consente all’economia di funzionare;
2.- questa relazione è
dimostrata da alcune variabili:
a.- è l’ordinamento
giuridico che protegge la proprietà e stabilisce le regole del mercato (e delle
imprese: si pensi alla regolamentazione del bilancio redatto a fini fiscali);
b.- il capitalismo usa
la moneta, che è prodotta e controllata dal potere pubblico (ad
esempio, le
banche centrali come punto di unione e di collegamento tra stato e
mercato). L’osservazione
che le nuove monete (il bitcoin) sfuggono alla regolamentazione dello
stato non
è pertinente, perché l'autorità pubblica è
comunque immediatamente pronta alla loro regolamentazione;
c.- lo stato
stabilisce le leggi che regolamentano gli orari di lavoro aziendali, i salari e
gli stipendi, i contributi e le pensioni;
d.- infine, tutta l’imposizione
fiscale è effettuata come ritenute tratte da redditi prodotti dall’economia di
mercato;
e.- sono possibili
altri esempi.
Ciò significa che
senza lo stato, anche in una “società aperta” (Popper) caratterizzata da estremo
liberismo (turbocapitalismo), ovvero nello stato minimo (minimalismo), il
mercato non può comunque esserci (anche in assenza di protezione sociale:
welfare).
Ne consegue che,
essendo il mercato fondato sull’ordinamento giuridico, e questo
sullo stato e sui
suoi organi elettivi, il voto politico, dato dall’elettorato
attivo, garantisce
il funzionamento anche del mercato. Poichè il voto è
libero, ne consegue l’estrema
aleatorietà di tutto il sistema istituzionale e economico, non
essendo il cittadino obbligato alla partecipazione elettorale.
gp