SAGGIO A CARATTERE STORICO-SOCIALE. UNA SINTESI DELLA STORIA DELL’UMANITA’ IN BASE ALLA PULSIONE PRIMARIA
10/09/2016
Fin dagli albori della
civiltà, l’uomo e la donna hanno come scopo ottenere
vantaggi sociali (non lavorare e non faticare e comunque sopravvivere,
essere stimati come persone superiori, essere serviti). Agli inizi
della storia (e dalla preistoria) l’uomo attenua queste pretese,
a causa dei vincoli familiari in piccole comunità (villaggi e
tribù).
La formazione delle comunità
statali avviene perché i gruppi sociali trovano conveniente
agglomerarsi in centri urbani (presenza di fonti d’acqua, risorse
naturali, commercio). L’aumento della popolazione diminuisce il
numero dei rapporti diretti familiari, e tra estranei è
più semplice realizzare quegli scopi: pochi si fanno servire da
molti, che essi comandano. Ciò non in base alla forza, ma in
base a criteri giuridici di legittimità (famiglie più
antiche, ricchezza accumulata, diritto di discendenza monarchico,
vincoli religiosi e sacerdotali).
Sempre quegli scopi (inquadrabili
come volontà di potenza) portano le diverse e numerose
comunità di villaggi e statali, limitrofe, ad incontrarsi e a
prevalere le une sulle altre: nasce la guerra, e il vincitore
asservisce (sia in termini di uomini, ridotti a schiavi, sia in termini
di beni) il perdente. Anche (come gli antichi romani) incorporandolo
nelle sue istituzioni, perfino rispettando una sua autonomia.
Passa il tempo, e avvengono questi
processi: aumenta il potere delle tecniche offensive, che però
vengono appropriate dai ceti dirigenti; cessano i vincoli psicologici
della morale, e nel contempo aumenta la popolazione, anche nei centri
urbani. La morale, di massa, anche e soprattutto religiosa, frena
quegli scopi, quegli obiettivi, e così la
“secolarizzazione”, di massa, fa sì che vivano a
stretto contatto, tra loro, le masse, e queste con i ceti dirigenti,
milioni di persone tese a prevalere le une contro le altre.
Si verifica quindi un contesto
storico, tendente alla globalizzazione (non intesa come apice della
storia, ma solo come incremento quantitativo: un maggiore numero di
persone – nel villaggio globale – vivono a stretto
contatto, con più tecniche, e con istinti, di potenza, meno
controllati), in cui l’aggressività può sfuggire di
mano al diritto, che stabilisce una pacifica convivenza: il controllo
delle tecniche offensive solo in mano ai ceti dirigenti consente a
questi, insieme all’inquadramento istituzionale, che la
civiltà non si disgreghi.
E così si arriva al tempo attuale, oggi.
Attualmente il contento storico globale si caratterizza per questi punti:
1.- i ceti dirigenti tendono a
delineare lo stato come struttura che non deve più porsi in
framezzo tra gli individui che si aggrediscono tra loro (ad esempio,
fine della funzione educativa e formativa della scuola; fine della leva
militare obbligatoria, e anche del relativo servizio civile): le
persone devono essere isolate tra loro, senza poter fare appello allo
stato-padre/madre;
2.- anche in base sia alle tensioni
psicologiche individuali, sia alla funzione di controllo
dell’aggressività, sia infine al complesso costrutto
psicologico dell’individuo-base (che, ateo, non può
riconosce nello stato un “padre”), i ceti dirigenti
attivano funzioni finalizzate a far cadere il ceto sociale medio:
tolleranza della diffusione della droga (evitare una dura repressione
della criminalità organizzata), e acconsentire alla diffusione
(tramite la rete) dell’industria pornografica (si osservi: i
contenuti sono gratuiti e leciti, e quindi approvati dalle istituzioni);
3.- la conseguenza è che
l’individuo (adulto o giovane), inteso nel suo concetto
solipsistico (singolo isolato) studierà e lavorerà in
competizione con gli altri (per quegli scopi/istinti: migliorare la
propria condizione e prevalere socialmente, sugli altri), solo sulla
base della spinta/motivazione sua e dei genitori, e non più per
quella (un tempo, educativa) dello stato/scuola (istituzioni che si
è voluto abbandonassero le persone).
Avviene che un composito
unirsi di fattori sociali e economici esasperino questa condizione di
competizione tra gli individui, che parte nella scuola, per cui
l’uomo si trova davanti a strutture “forti” e
“grandi” come la tecnica, la globalizzazione (potere della
finanza e delocalizzazioni industriali) e il capitalismo: se non regge
il peso della competizione (attaccato frontalmente dalle tentazioni
“diminutive” come assenza di senso, assenza di spinta dei
genitori, mancanza di motivazione personale, e pornografia), o
sarà disoccupato, o andrà all’estero, per migliori
opportunità (lo stato non aiuta).
Ma accade che l’aumento del
potere delle tecniche sia di controllo che offensive, che si è
detto essere in mano dei ceti dirigenti, porta questi non solo ad
evitare il collasso implosivo del sistema (la lotta di tutti contro
tutti), ma anche alla tentazione di aumentare, per essi, questo
controllo, fino a produrre appositamente questo collasso, per
realizzare al massimo grado quegli scopi (progetto del “dominio
del mondo”). Nell’asimmetria tra le masse e il potere della
tecnica, crescente nella storia fino ad oggi, si verifica
l’attuale situazione geopolitica:
1.- negli USA, in Russia, in
Cina, in India, in Brasile, in tutta l’America (eccetto il
Canada), in tutta l’Asia (eccetto il Giappone, e un forte ceto
medio in Cina, di circa 500 milioni di persone) e in tutta
l’Africa, e quindi in quasi tutto il mondo, la tecnica prevale
sugli individui (precarietà e povertà nel mondo), anche
se questi collegati in comunità statale;
2.- in Europa, la crescita della
tecnica è avvenuta più lentamente, sia della crescita
della popolazione e della sua civilizzazione (Roma), sia del pur
avanzato processo di secolarizzazione. Questo è molto avanzato,
ma a fronte di esso, vincoli morali (che hanno pesato nella creazione
di forti strutture democratiche) hanno creato ideologie morali
sostitutive della religione, e inoltre la civilizzazione ha operato in
Europa (come freno alla tecnica), mentre non ha operato nel mondo (in
cui unico lascito del processo di civilizzazione nel mondo è
stato il colonialismo inglese; quello dei Due Blocchi è avvenuto
contro la civilizzazione).
Attualmente, l’esito del
processo storico scaturisce dalla possibilità che la
moralità delle masse (civile – come in Cina -, religiosa
in Occidente, in ripresa sulla secolarizzazione) prevalga o meno sul
potere della tecnica e dei ceti dirigenti che la detengono. In Italia,
il processo di demolizione dello stato e della moralità civile
è in atto, con la fine della presenza cattolica in politica e
con l’agire, in essa, di partiti che agiscono secondo le
direttive dei ceti dirigenti statunitensi, che hanno pianificato fin
dagli anni ’50 la fine del ceto medio in Occidente, e in Oriente
successivamente.
gp